Mi soffermo oggi sulla copertina del numero 21 di Zagor
Repubblica, dal titolo “Negli artigli del mostro”.
La storia originalmente apparve su Zagor nr. 49 (“L’uomo
lupo”) e prima ancora nell’edizione a striscia, il volumetto nr. 53 della “collana
lampo” che, curiosamente, riportava lo stesso titolo di Repubblica di oggi.
Per la copertina, una delle più belle ed evocative della serie,
Ferri scelse per una inquadratura classica, con l’eroe in primo piano ed il
mostro, minaccioso, sullo sfondo alle sue spalle. La già molto bella copertina
dell’edizione a striscia venne riproposta anche per l’edizione in formato “gigante”,
e qui si optò per mantenerne inalterata l’inquadratura, ritoccando solo
leggermente le posture di Zagor (il braccio sinistro, in particolare) e del
mostro, che appare leggermente dimagrito. Per ovvie ragioni, dovute al
passaggio dal formato a striscia (a sviluppo orizzontale) a quello “bonelliano”
gigante, che si sviluppa maggiormente in verticale, ecco che all’eroe spuntano
inoltre le gambe (l’inquadratura precedente si fermava a poco più del
mezzobusto) e tutta l’inquadratura risulta più ravvicinata, per effetto della
riduzione di spazio in orizzontale attorno alle due figure.
E veniamo alla cover di Repubblica… qui l’inquadratura
scelta muta ancora, si decide di “spingere” un poco sullo sfondo i personaggi e
di allargare la scena, arrivando a proporre una via di mezzo fra la cover
originale e quella gigante. E a Zagor spuntano anche i piedi! Ce ne sono voluti
di anni, ma siamo infine arrivati alla figura intera.
Altri ritocchi riguardano
l’estensione del paesaggio sullo sfondo sia sulla destra che sulla sinistra, nonché
in alto, con il completamento dell’albero, mentre per la parte bassa, a parte
le gambe di Zagor, si opta per una bella campitura nera che riempie
senza dettagliare nulla. Per contro qualcosa viene eliminato: il tratteggio
introdotto da Ferri per riempire il cielo (senza annerirlo completamente), viene
sacrificato. A mio avviso questo comporta una leggera perdita di drammaticità
della scena, accentuata dalla colorazione fin troppo chiara scelta (siamo passati da un notturno ad un tramonto, direi, a dispetto della luna
piena gigante visibile nel cielo). Anche la posizione della luna, ora
leggermente più centrale, riduce un minimo l’effetto drammatico della scena.
Per bilanciare la ridotta drammaticità viene in aiuto la nebbiolina in primo
piano, più marcata e visibile di quella dell’edizione originale, e la modifica
della stessa in cielo (la striscia azzurra più in basso viene eliminata e se ne
aggiunge una in alto, alla sommità della luna, che purtroppo poi scompare nel
nulla).
Complessivamente la cover mantiene il suo fascino, ma perde il confronto con quella originale, almeno a mio avviso.
Vi propongo in ogni caso le tre versioni della cover per permettervi
di giudicare:
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